A Fontane sulla parete di una casa di fronte alla Chiesa c’è una lapide con la seguente iscrizione: « Verranno tempi che sembrerà leggenda e fu invece realtà – tutti questi luoghi lo sanno – ma bisogna che i vivi lo ricordino – Gino Antonioi – contro una colonna tedesca – combattè dal mattino fìno alle 3 dei pomeriggio – cadde fulminato – non si perde la vita – quando si guadagna la ragione della vita – » Affinché questo drammatico episodio della resistenza partigiana nell’alta val Corsaglia non sia dimenticato, riportiamo una pagina del diario del Parroco di Fontane Don Giovanni Bersezio. « Ed ecco la cronaca della terribile giornata del 13 marzo 1944: Già la mattina verso le sei i tedeschi sono per via Giacobba, nei pressi di Corsaglia, con cannoni a lunga gittata, mortai e mitragliatrici. Di là sparano i primi colpi, avanzano su Corsaglia sparando sempre; i pochi patrioti di sentinella nella valle fuggono, portando la notizia a Fontane. Mentre celebriamo la Messa, vi è un fuggi fuggi; nella case regna l’angoscia e la paura per i colpi sempre più vicini. Molti con pochi viveri ed indumenti scappano sui monti e si nascondono in caverne. Il paese si svuota di quasi tutti gli abitanti. I partigiani con il loro comandante, non volendo o potendo contrastare il nemico per le loro poche armi, nessun mortaio, si disperdono sui monti, lasciando tutto il loro vettovagliamento nella casa del Comando con sette vacche in una stalla e circa 400 chilogrammi di salumi. Il Comandante, ultimo ad andarsene, mi esorta a fuggire dalla Canonica, in quanto ormai nel paese, verso le 8, non ci sono più che sei persone in tutto fra Serra e Ciapà. Intanto i tedeschi, con un nucleo di bersaglieri repubblicani arrivano alla Bottera, uccidendo due persone per via, e poi a Bossea da dove, fermi davanti alla Cantina, sparano verso la Serra. A Bossea intanto vengono sorpresi, mentre fuggono, due padri di famiglia, certi Peirano Giovanni dei Peirani di anni 50 e Camperi Pietro dei Revelli di anni 51. Vengono falciati da una raffica di mitragliatrice e lasciati in una pozza di sangue sul sentiero. In quei momenti un sergente partigiano di Udine o Belluno, unico non fuggito, si mise a sparare con una mitragliatrice da una casa dei Revelli giù verso Bossea.
I tedeschi, individuato subito il posto, allarmati, sparano a loro volta sfondando parte della casa. Il sergente partigiano, pur ferito ad una mano, si ritirò più su nella stalla della Chiesa ai Tomasi. Da là sparò altri colpi con la mitragliatrice; ma un colpo di cannone, sparato dai tedeschi da Bossea, colpì lo spigolo della stalla. Il sergente vi moriva colpito alla testa da scheggie e pietrame. I tedeschi sempre più inviperiti ed allarmati, pensando ad una resistenza si misero a sparare con i cannoni ed i mortai su Ciapà, Serra e verso i Filippi. L’Oratorio, creduto falsamente come sede del comando dei ribelli e banditi (così chiamati da loro) veniva colpito con quattro cannonate sparate da Bossea; una nella stalla con perforazione del muro e scoppio sotto il pavimento dell’Oratorio; un’altra in direzione del gabinetto con devastazione del muro in due posti e con la rottura di tutti i vetri; un’altra infine cadde sul solaio abbattendo circa due metri quadri di muro mastro. Più colpi di mortaio si abbatterono sul tetto, foracchiando tutte le lastre di copertura ed i tubi di grondaia e scarico. Ben 80 colpi di cannone e mortaio vennero sparati sul concentrico di Fontane, come seppi poi dal direttore di tiro alloggiato in seguito in canonica. Oltre l’oratorio vennero colpite la casa del Capitano Cappellano Vinai, presso la Cappella di S. Anna, una casa sulla Serra, un’altra subito sopra la Chiesa, l’osteria ai Ciapà. Fortunatamente la Chiesa e la canonica non vennero colpite. La maggior parte dei colpi di mortaio a tiro indiretto, sparati da Bossea, caddero fitti fitti, con schianti terribili, nei prati e nei campi e nella zona del ruscello (dove i tedeschi pensa- vano che ci fossero dei partigiani) sotto i Filippi ed i Peirani. Si formavano ampie buche nel terreno ancora ricoperto di neve. Il tiro da Bossea, iniziatosi verso le 9, continuò fino a mezzogiorno. I cannoni a lunga gittata dei tedeschi erano quattro e circa 40 i pezzi di mortai. Vi erano circa 200 tedeschi e 30 repubblicani, con 40 autocarri pieni di vettovaglie e munizioni. Quanti siano stati i tedeschi e repubblicani uccisi o feriti da quel sergente partigiano (certo Antoníol da Belluno) non si sa con precisione. Si parlò in seguito di circa venti tra morti e feriti, caricati subito su un camion e portati a Mondovì. In seguito alla permanenza dei tedeschi a Fontane, mi fu ordinato un funerale con la ragione che due bersaglieri repubblicani erano caduti a Torre San Michele ». Ricordiamo anche i partigiani della Val Maudagna, uccisi in imboscate al Pellone. Una lapide sulla facciata della Cappella di San Marco, attorno a cui, quasi con deferenza la strada per Artesina e Pratonevoso si biforca, reca la seguente iscrizione: « Santificarono questa valle uccisi per odio dai fratelli qui rimangono custodi dell’ideale di libertà – Saltelli Luigi – Boeri Americo – Guarneri Luigi – Odasso Emilio – Chiappapietra Angelo – Negrini Giovanni – Lisa Onorio – Scaglione Angelo – Albani Milano – Ponzo G. Battista – Trona Giuseppe 14.1.1944… – Priale Giacomo – Rinino Pietro – Fortunati Pietro – Aragno Pierino – Aragno Giuseppe – 12.12.1944. »